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Il “posto fisso”, con il tuo ufficio e la tua scrivania, è qualcosa di molto lontano. Oggi, infatti, si lavora molto più in modalità smart, grazie alla diffusione capillare della Rete e con l’aiuto dei nuovi mezzi di comunicazione: e-mail, webcam, Skype. Ciò che non cambia, tuttavia, è la necessità di adeguarsi alle normative in vigore.
Aprire Partita IVA per mettersi in proprio è una scelta che, ancora oggi, incute un certo timore, ma che, allo stesso tempo, dà accesso ad una serie di interessanti opportunità. Non è affatto un caso, quindi, che il numero di giovani che decidono di avviare un’attività professionale autonoma continui a crescere, ormai da diversi anni, senza interruzioni e che tale tendenza sia destinata a durare anche nel prossimo futuro.
D’altronde, quello della libera professione è un mondo affascinante, fatto di sfide da affrontare e di obiettivi da raggiungere e, perché no, superare! Ma non è tutto: il freelancer, rispetto ad un impiegato, ha dinanzi a sé delle opportunità per fare business potenzialmente illimitate, oltre ad una totale indipendenza nell’organizzazione dell’attività in tutti i suoi aspetti: orari, tariffe, luogo di lavoro, ecc..
Ma cosa significa aprire Partita IVA per lavorare freelance? Quali sono i costi da affrontare a breve e lungo termine? E quali sono, invece, i vantaggi di questa scelta? Per chiarire eventuali dubbi e rispondere a tutte queste domande, ecco cinque cose che devi assolutamente sapere prima di avviare la tua attività!
5 COSE CHE DEVI SAPERE PRIMA DI APRIRE PARTITA IVA
1. Prestazione occasionale o Partita IVA?
Se sei un aspirante freelancer alle prese con le prime esperienze lavorative, è molto probabile che ti venga proposto di utilizzare la cosiddetta ‘prestazione occasionale’ come una sorta di ‘alternativa’ alla Partita IVA.
Si tratta, purtroppo, di un grave errore, in quanto il lavoro occasionale presenta caratteristiche assai diverse da qualsiasi attività professionale ‘in regola’. La normativa vigente, infatti, stabilisce che le singole prestazioni occasionali non possano né ripetersi più volte, né prolungarsi per oltre 30 giorni durante l’anno, e che siano soggette a varie limitazioni, tra cui il divieto di promuovere i propri prodotti e/o servizi.
In più, se collabori con un’azienda italiana, il tuo compenso viene decurtato con una ritenuta d’acconto pari al 20%. Per esempio, se la tua prestazione vale 100 euro, il tuo effettivo incasso si riduce a soli 80 euro.
Dunque, come puoi notare, l’utilizzo della prestazione occasionale andrebbe limitato ai primissimi tempi ed abbandonato non appena l’attività comincia ad ingranare con committenti fissi ed introiti regolari.
2. Quanto costa aprire Partita IVA?
Tra gli aspetti più ‘spaventosi’ legati all’apertura della Partita IVA, vi è senza dubbio la questione dei costi.
Molti aspiranti freelancer temono di dover sborsare cifre esagerate per svolgere l’operazione, ma in realtà le cose sono ben diverse: aprire Partita IVA, infatti, è completamente gratuito per i professionisti, mentre per le ditte individuali (ossia artigiani e commercianti) la spesa è pari a 200 euro + IVA con Fiscozen.
3. Come risparmiare sulle tasse?
Le tasse rappresentano uno dei motivi di maggiore apprensione per tutti coloro che lavorano freelance: una spesa alla quale non è possibile sottrarsi, ma che – come vedremo – può essere sensibilmente ridotta senza infrangere alcuna legge. Come? Scegliendo semplicemente il regime fiscale più vantaggioso!
Tra le opzioni attualmente disponibili, è il regime forfettario ad offrire il più alto margine di risparmio, grazie ad una tassazione particolarmente conveniente che, al posto dell’Irpef e degli altri tributi, prevede solo un’unica imposta sostitutiva con aliquota al 15% o, per chi possiede i requisiti, al 5% per i primi 5 anni, che si applica soltanto su una percentuale del fatturato incassato, chiamata ‘reddito imponibile’.
Pertanto, come puoi facilmente intuire, il regime forfettario è la soluzione ideale per chi desidera pagare meno tasse e, allo stesso tempo, godere di molti altri vantaggi a livello sia fiscale che burocratico.
4. Come funziona la contribuzione?
Lavorare freelance vuol dire provvedere in prima persona al versamento dei contributi previdenziali, che si aggiungono alle imposte descritte qui sopra e costituiscono un’altra spesa annuale per le Partite IVA.
Tuttavia, mentre il calcolo delle tasse si effettua in maniera uguale per tutti i forfettari – ciò che cambia, come abbiamo visto, è solo il coefficiente di redditività – la contribuzione segue regole differenti a seconda dell’attività esercitata. Provando a semplificare il tutto, è possibile individuare tre macro-categorie:
- Artigiani e commercianti, che fanno riferimento alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’INPS.
- Professionisti, tenuti ad iscriversi alla propria Cassa Previdenziale (es. ENPAM per i medici).
- Professionisti ‘senza Cassa’, ossia i freelancer che svolgono attività ‘innovative’, come quelle legate al web, al marketing o all’informatica, e che confluiscono nella Gestione Separata INPS.
5. Come gestire fatture e clienti?
Lavorare freelance regala grandi soddisfazioni ma, per creare un business redditizio, servono intuizione, slancio ed una forte motivazione personale. Tuttavia, capita anche ai migliori professionisti di sentirsi stanchi o stressati a causa dei troppi impegni. Per evitare di rimanere ‘a corto di energie’, quindi, dovrai ottimizzare le risorse ed avvalerti degli strumenti più smart del momento.
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