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Nell'epoca del lavoro ibrido, non esiste una formula organizzativa standard, anche se sempre più aziende stanno valutando un modello di lavoro ideale per garantire produttività e benessere dei dipendenti. In un periodo segnato dalla Great Resignation, dove è cruciale attrarre e trattenere le risorse, soddisfare le esigenze delle persone risulta infatti essenziale.

Il primo passo per i decision maker è acquisire consapevolezza dei modelli di organizzazione del lavoro per costruire la propria strategia e policy.

Esiste un modello di lavoro ibrido adatto a tutti?

Il lavoro da remoto ha permesso di sperimentare nuovi approcci, mettendo in discussione ambienti di lavoro inadeguati e inefficaci. I dati sulle preferenze dei lavoratori suggeriscono alle aziende di far tesoro dell'esperienza degli ultimi due anni.

Inoltre, i dati indicano che nei prossimi anni assisteremo a un cambiamento significativo, che non riguarderà solo i giorni lavorativi in sede o da remoto, ma trasformerà il lavoro in ogni suo aspetto: processi, reti, spazi, tecnologie, politiche, pratiche, comportamenti, socializzazione, leadership e cultura aziendale.

Questa complessità rende difficile categorizzare e distinguere i modelli di lavoro ibrido emergenti. Ogni azienda sperimenta e sviluppa la propria modalità di lavoro, che deve rispondere alle esigenze organizzative e alla strategia di business, riflettendo la vision, l'identità del brand e i valori.

Tra gli elementi che caratterizzano il lavoro ibrido, la configurazione degli spazi aziendali rappresenta la traccia più evidente nella transizione verso la "New Way of Working".

Il nuovo lavoro tra presenza e full remote

Nel processo di cambiamento dei modelli di organizzazione del lavoro e degli spazi, è possibile identificare 5 configurazioni del modello di workplace, che illustrano gli step intermedi tra un lavoro 100% in presenza e uno 100% da remoto: Mainly Physical, Activity Based, Club House, Hub & Spoke e Fully Virtual.

Il modello Mainly Physical

Questo modello riflette il lavoro come lo conosciamo: le persone lavorano principalmente in sede, con il lavoro da remoto utilizzato occasionalmente.

In questo scenario, sono previsti ampi spazi per la maggioranza dei dipendenti, con postazioni individuali assegnate o fisse, oltre a sale per riunioni e incontri esterni. Sebbene questo modello offra un senso di appartenenza e promuova l'aggregazione, c'è il rischio di perdere attrattività sul mercato del lavoro e aumentare il turnover a causa della richiesta di flessibilità.

Il modello Activity Based: lavoro in sede e da remoto in parte

Un approccio basato sulle attività mira a implementare i principi dello Smart Working: le persone lavorano in parte in sede e in parte da remoto, in base al tipo di attività. La sede assume quindi un ruolo sociale e di collaborazione, facilitando gli scambi formali e informali tra colleghi. Rispetto al modello Mainly Physical, sono presenti meno spazi per il lavoro individuale, con un maggiore focus su spazi di lavoro di gruppo.

Questo modello offre vantaggi come l'ottimizzazione degli spazi e la stimolazione della collaborazione, ma pone sfide nella gestione degli equilibri lavorativi interni ed esterni al team, richiedendo investimenti in tecnologie per mantenere l'efficacia della collaborazione ibrida.

Il Modello Club House: prevalenza del lavoro da remoto

Il modello Club House vede la sede aziendale come un luogo identitario che comunica la missione e i valori. Gli spazi per il lavoro individuale in sede diminuiscono ulteriormente, con una maggioranza di attività svolte da remoto. Rispetto al modello Activity Based, mantiene vantaggi simili, ma richiede un livello di maturità organizzativa superiore, con la sede centrale dedicata principalmente come rappresentanza.

Il Modello Hub & Spoke: dislocazione del lavoro tra sedi e casa

In questa configurazione, il lavoro fuori dalla sede centrale assume un ruolo fondamentale. Le persone possono lavorare anche da spazi di coworking, mantenendo la sede centrale come punto di socializzazione per il team. Tuttavia, questa configurazione richiede una gestione attenta per evitare criticità organizzative.

Il Modello Fully Virtual

Nella configurazione Fully Virtual, la maggior parte del lavoro viene svolta da remoto, con l'ufficio che funge principalmente da luogo di rappresentanza. Questo modello richiede investimenti mirati per mantenere l'engagement dei dipendenti, poiché lavorare completamente da remoto influenza inevitabilmente la coesione e l'identità aziendale.

In conclusione, non esiste un modello di lavoro giusto o sbagliato. Le organizzazioni devono stabilire obiettivi chiari e condivisi, considerando i pro e i contro di ogni modello. Nonostante il confronto con le preferenze dei collaboratori e le tendenze del settore siano importanti, la personalizzazione in base alle caratteristiche uniche dell'azienda e dei collaboratori rimane prioritaria.