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Avviare una startup è come innamorarsi. Man mano che il tempo passa si tende ad affezionarsi sempre più al progetto che si è visto nascere e alle persone con cui tante sere sono volate tra scartoffie, bozze e scarabocchi.
Tanto trasporto è ammirevole ma, proprio come in amore, non bisogna crearsi false illusioni e, in questo, troviamo una valida guida nella metodologia “Lean”.
Eric Ries, celebre imprenditore e riconosciuto autore Americano, pioniere del “Lean startup movement”, nel suo manuale “Partire leggeri” sostiene che la sopravvivenza di una startup sia strettamente legata alla sua capacità di comunicare con il mercato in cui insiste.
Il mercato è spietato, ma quasi mai mente e soprattutto non accetta compromessi, o abbraccia la tua iniziativa (di qualsiasi tipo essa sia) o semplicemente non lo fa, abbattendo tutto il tuo entusiasmo contro un muro di fredda indifferenza.
Sembra da pazzi ma questo non è un fattore negativo, anzi… Mr Ries tratta del ciclo C (CREAZIONE) – M (MISURAZIONE) – A(APPRENDIMENTO) per spiegare come in realtà una startup non sia altro che un catalizzatore che tramuta le idee in prodotti che, una volta lanciati sul mercato, interagiscono con la clientela generando feedback e dati.
Volendo essere più chiari è pacifico sostenere che i prodotti rilasciati da una startup non siano altro che esperimenti, il cui esito è fortemente incerto, ma ciò non è importante in quanto l’unica cosa che realmente conta sono le lezioni apprese da questi esperimenti su come creare un business sostenibile. Queste informazioni sono molto più preziose di soldi o riconoscimenti, in quanto andranno ad influenzare le future scelte strategiche.
NON BISOGNA MAI ESSERE AUTOREFERENZIALI !
Uno degli errori più comuni che ho riscontrato nel mio percorso è quello di convincersi di aver trovato la formula vincente a priori. Tante volte crediamo di avere un team altamente qualificato o un’organizzazione super efficiente e restiamo fermi alla finestra aspettando che il vento della fortuna gonfi le nostre vele verso la gloria non chiedendoci invece se le nostre ipotesi “fiduciarie” trovino effettivamente riscontro all’esterno.
Ebbene non esiste pericolo maggiore di quello di guardarsi allo specchio e dirsi “Quanto sono bello”.
Fate una passeggiata e notate quanto effettivamente venite apprezzati !
GET OUT OF THE BUILDING
Canalizzare le energie sul cosiddetto “apprendimento convalidato” permette di evitare moltissimi sprechi in termini di tempo e denaro.
Una volta creato un MVP (Minimum Viable Product) che rispecchi le nostre ipotesi fiduciarie bisogna riuscire a misurarne l’impatto e il miglior modo per farlo è andare in proposizione commerciale sul target identificato come potenziale cliente. Questa fase è assai cruciale poichè si corre il rischio di sviluppare qualcosa che nessuno mai comprerà!
INSISTERE O SVOLTARE ?!?
Proprio come in amore arriva il momento in cui bisogna tracciare un bilancio. Quando consiglio di perseguire con passione il proprio progetto senza innamorarsene mai intendo dire che bisogna essere pronti a prendere decisioni difficili quando le circostanze lo richiedono.
Ogni imprenditore, prima o poi, deve superare una sfida della massima importanza nello sviluppo del proprio business : capire quando insistere e quando invece svoltare, rimettendo in discussione le ipotesi fiduciare che si sono dimostrate inattendibili.
Per quanto questa visione possa sembrare radicale, interpellando la maggioranza degli imprenditori che hanno deciso di svoltare scoprirete che avrebbero voluto avere il coraggio di farlo prima.
Dunque progettate e lanciate sul mercato la vostra idea, definendo chiari indicatori di performance, e monitorate l’esito dei vostri sforzi, comunicando continuamente con la clientela. Datevi un tempo per raggiungere gli obiettivi prefissati, analizzate i dati, imparate dagli errori commessi e ripartite perchè, dopo tutto, la fortuna aiuta gli audaci!
Tags: startup idee condividere coworking
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